I genitori che vivono la nascita pretermine si trovano facilmente a vivere in uno stato di precarietà, sospesi nell’incertezza, a seguito di prognosi temporanee sulla salute del/la figlio/a. Questa condizione può portare alla sospensione della progettualità sul futuro e a raccontare a amici, parenti, colleghi quanto si sta vivendo diventa una fatica, spesso fino a quando il/la figlio/a non va a casa.

La stessa fragilità è stata riscontrata nella comunicazione familiare con fratellini e sorelline: alcuni genitori, infatti, faticano a raccontare ciò che è successo ai figli primogeniti, adottando un atteggiamento protettivo, fino a quando non ci sia la sicurezza che il nuovo nato possa tornare a casa con i genitori. A volte nascondono la realtà ai/alle figli/e, che però emotivamente percepiscono la tristezza e la paura senza poter dare un significato concreto alle emozioni provate e in più vivono il distacco dalla figura materna che spesso rimane ricoverata a lungo in ospedale.

In realtà è importante che i/le bambini/e a casa possano sapere quello che sta succedendo e che siano informati rispetto al percorso del proprio fratello/sorella, ovviamente con modi e comunicazioni che tengano conto dell’età e delle caratteristiche dei bambini. Con loro andrebbero utilizzate parole chiare, concrete, ma rassicuranti, ad esempio rispetto alle motivazioni del ricovero in TIN: è importante spiegare che si tratta di qualcosa che può capitare e che non dipende da qualcosa che hanno detto o pensato rispetto all’arrivo del fratellino. Ad esempio, alcuni/e bimbi/e possono credere che la condizione medica del/la fratellino/sorellina dipenda dalla loro non piena accettazione di questa nuova presenza. Il ricovero di un neonato, infatti, può complicare quei sentimenti già di gelosia e contrasto che un fratello/una sorella può fisiologicamente sperimentare.

Anche se faticoso, è corretto dire loro che i fratelli o le sorelle sono ricoverati/e in ospedale, riconoscendo anche la dimensione di sofferenza della TIN, dando significato alla “lontananza” della mamma, rassicurandoli al tempo stesso che tutto lo staff dell’ospedale si prodiga affinché la condizione medica del neonato migliori. Ai bambini va data la possibilità di conoscere i presidi ospedalieri che possono essere utilizzati nella cura del fratellino o della sorellina sottolineandone la valenza di aiuto e opportunità per stare meglio.

Condividere con i/le figli/e a casa i propri vissuti emotivi negativi, come la tristezza e la rabbia, è un passaggio importante per i genitori dal momento che i/le bambini/e facilmente si accorgono delle emozioni delle persone adulte e altrettanto facilmente possono farle proprie. È importante che i genitori provino a spiegare i loro vissuti, rassicurando i/le figli/e rispetto al fatto che provare emozioni “negative” è possibile senza perdere la fiducia nel percorso medico, né l’amore verso i propri bambini, in ospedale e a casa.

Per i/le bambini/e a casa restano importanti aspetti di routine e la possibilità di avere momenti dedicati, seppure nella complessità del momento. Riconoscere la loro centralità e non escluderli/e dalla vita di famiglia sono passaggi non semplici, ma raccomandabili: teniamo conto che spesso i/le bambini/e non sono ammessi nelle TIN e che questo può essere una ulteriore complicanza, per cui i fratelli e le sorelle possono manifestare sofferenza se non messi a conoscenza della realtà che li circonda.

L’utilizzo di fotografie e video, la possibilità di accompagnare i genitori in ospedale e di trovare segni tangibili della nascita del fratellino o della sorellina possono essere d’aiuto rispetto a quei vissuti di separazione e di allontanamento che si sono intensificati con la pandemia da COVID-19.

Come persone adulte è importante accogliere i vissuti di fatica che i fratelli possono sperimentare e diventa davvero importante l’apertura che si riesce a dimostrare rispetto al dialogo nel caso in cui i bambini ne sentano il bisogno. Proprio per via delle difficoltà che possono esserci nel mantenere equilibri sottili e complessi sia in ospedale che a casa, è fondamentale per i genitori poter avere accesso all’interno dell’Unità Operativa alla figura dello psicologo con cui liberamente possano decidere di aprirsi, confrontarsi, chiedere consigli, anche rispetto a situazioni di equilibrio casa/ospedale.

Dott.ssa Valeria Brazzoduro
Psicologa
Unità di Rho
Alessandra Puzzini
Dott.ssa Alessandra Puzzini
Psicologa
Unità di Niguarda