La malattia da Coronavirus 2019 (COVID-19) si è diffusa in tutto il mondo, rappresentando uno dei principali cambiamenti di salute pubblica. È noto che i sintomi dell’infezione sono più severi nei soggetti vulnerabili, quali le persone anziane, i pazienti affetti da patologie croniche e le donne in gravidanza. Nonostante gli aspetti devastanti della pandemia in tutto il mondo, numerosi studi sono tuttora in corso e gli effetti del virus sull’organismo non sono ancora del tutto noti. L’infezione da COVID 19 in gravidanza e in età neonatale ha rappresentato un’entità del tutto nuova anche per gli ostetrici e per i neonatologi.

L’infezione da COVID-19 in gravidanza

    La probabilità di contrarre l’infezione da COVID-19 in gravidanza è sovrapponibile alla popolazione generale. I dati attuali indicano che l’infezione da COVID-19 nel I trimestre di gravidanza non è associata a un maggior rischio di aborto. Non sono inoltre segnalate malformazioni fetali secondarie all’infezione materna. L’infezione da COVID-19, nel corso di una gravidanza per il resto fisiologica, non rappresenta un’indicazione ad anticipare il parto, né a condizionarne la modalità (taglio cesareo vs parto eutocico). Tuttavia l’infezione sintomatica da COVID-19 nel III trimestre di gravidanza comporta un rischio aumentato di parto pretermine. In caso di malattia severa, la scelta di anticipare il parto deve comunque essere individualizzata in base alle condizioni cliniche della donna.

    Gravidanza e vaccinazione

    Sebbene i programmi di vaccinazione abbiano ridotto l’incidenza dell’infezione da COVID-19, l’esitazione vaccinale durante gravidanza e allattamento è molto elevata. La vaccinazione anti COVID 19 in gravidanza rappresenta un’importante misura di prevenzione, sia per la salute della donna che del neonato, ed è pertanto raccomandata da tutte le organizzazioni scientifiche internazionali. I dati finora disponibili hanno dimostrato sicurezza ed efficacia del vaccino COVID 19 in gravidanza.

    L’infezione da COVID-19 in età neonatale

    L’infezione da COVID-19 in età neonatale ha un’incidenza inferiore rispetto alle popolazioni adulta e pediatrica. Studi recenti riportano un’incidenza pari a 3.3% dei casi totali nella fascia di età 0-4 anni e pari a 0.9% in età neonatale. Sebbene i neonati sintomatici possano richiedere il ricovero in Terapia Intensiva Neonatale, la maggior parte presenta sintomi lievi, si mantiene in respiro spontaneo e ha una prognosi buona. Si definiscono affetti da malattia severa i neonati con infezione da Covid-19 che presentino sintomi compresi nelle seguenti categorie: 1) febbre (> 37.5°C), apnea, tosse, tachipnea, difficoltà respiratoria, necessità di ossigenoterapia, vomito o diarrea; 2) alterazioni ematologiche quali riduzione dei globuli bianchi, riduzione dei linfociti o incremento degli indici infiammatori; 3) alterazioni radiologiche del torace. I neonati prematuri, i neonati di basso peso (< 2500 gr) e i neonati affetti da patologie concomitanti, quali le cardiopatie congenite, hanno una probabilità maggiore di sviluppare malattia severa. Per quanto riguarda i neonati prematuri, è stato dimostrato che la positività per COVID-19 correla con una maggior durata dell’ospedalizzazione, con problemi respiratori, febbre e disturbi gastrointestinali. 

    Trasmissione dell’infezione

    Numerosi studi hanno dimostrato che, nella maggior parte dei casi, la trasmissione dell’infezione da COVID-19 in età neonatale non avviene per via verticale, cioè dalla mamma al bambino durante la gravidanza e/o nel periodo perinatale, ma è acquisita successivamente. Nel caso di neonati ospedalizzati fin dalla nascita, quali i neonati prematuri, l’infezione potrebbe essere contratta in ambiente ospedaliero. Per tale motivo, in epoca COVID-19, è stato necessario adottare misure restrittive di accesso ai Reparti, anche di Neonatologia e Patologia Neonatale, che hanno limitato l’ingresso ai visitatori e gli orari di visita, e che sono state periodicamente modificate secondo l’andamento della pandemia.

    Allattamento al seno e care neonatale

    L’allattamento al seno, in caso di positività materna per COVID-19, non è associato ad aumentato rischio di infezione per il neonato. Considerando i noti benefici dell’allattamento al seno per la salute del bambino, è fortemente raccomandato che tutte le misure volte a promuovere e a sostenere l’allattamento al seno siano mantenute in caso di positività materna a COVID-19. I dati disponibili circa le misure di care neonatale indicano che anche il contatto pelle-pelle madre e neonato, il rooming-in (condivisione della stanza 24 ore su 24) e la Kangaroo Mother Care per i bambini nati prematuri non aumentano il rischio di trasmissione dell’infezione da COVID-19 dalla madre al neonato qualora siano messe in atto tutte le misure di prevenzione, quali l’utilizzo della mascherina e il lavaggio delle mani.

    Bibliografia:

    Devin J, Marano R, Mikhael M et al Epidemiology of Neonatal COVID-19 in the United States, Pediatrics. 2022; 150(4): e2022056297 https://doi.org/10.1542/peds.2022-056297

    Giuliani F, Oros D, Gunier RB, et al. Effects of prenatal exposure to maternal COVID-19 and perinatal care on neonatal outcome: results from the INTERCOVID Multinational Cohort Study. Am J Obstet Gynecol 2022; 227:488. E1-17 

    Dott.ssa Chiara Giovanettoni
    Neonatologa
    Unità di Rho