La morte di un neonato nato pretermine, per quanto sempre più rara grazie all’avanzare delle tecniche di cura, è un evento tragico per i genitori e non semplice da accompagnare anche per gli operatori. La letteratura e le esperienze concordano nel ritenere che ci sono modi/interventi che possono aiutare e sostenere il genitore e la coppia nell’esperienza del lutto.

In primo luogo aver la possibilità di ricevere le opportune e chiare informazioni rispetto alla condizione clinica e alla prognosi del proprio figlio o figlia; avere la possibilità di parlare, e poter sentire le “parole giuste”: per i genitori capire che la loro perdita non viene sminuita e che il loro dolore è empaticamente compreso e riconosciuto può essere di sostegno per tollerarlo. Durante la degenza in TIN sarebbe importante che i genitori avessero costantemente uno spazio dedicato a possibili domande e dubbi e, nel momento del lutto, dovrebbe essere possibile disporre di una stanza privata, “riconoscibile” all’interno del reparto, in modo che un’assistenza rispettosa sia garantita.

Nel tempo possibile, poter stare col proprio bambino o bambina e dedicarsi a lui o lei, con un adeguato sostegno, medico-infermieristico – psicosociale- religioso, risulta essere centrale: il contatto con il proprio bambino o bambina può essere di conforto e aiutare anche il successivo processo di elaborazione del lutto. Tutto ciò nel rispetto dei modi di reagire di ognuno e considerando le volontà di tutti i genitori. Nel momento della morte il genitore deve avere la possibilità di essere con il proprio figlio o figlia. A volte i genitori esprimono perplessità e la fatica nel vedere il bambino o la bambina, a volte desiderano invece il contatto con lui o lei: ancora una volta sono i modi, le parole, il supporto che viene dato alle persone che diventano aspetti importanti nella drammaticità dell’esperienza.  È importante che venga sostenuto l’incontro, l’intimità e il saluto con i propri neonati, eventualmente “preparando” i genitori all’aspetto del bambino nel caso in cui ci sia una forte prematurità. È fondamentale che i genitori non sentano l’obbligo, ma la facilitazione al contatto e alla costruzione di ricordi che siano esperienze, oggetti, parole di senso, in un momento in cui la vita sembra perderlo.

Spesso al trauma del lutto si aggiunge la fatica di comunicare all’esterno, a familiari e amici, la notizia della perdita. In particolar modo pensiamo ai fratelli/sorelle maggiori che aspettavano insieme ai propri genitori un fratellino/sorellina: è importante provare a trovare e a utilizzare parole comprensibili ai bambini e alle bambine, che accolgano e possano contenere la loro sofferenza, fornendo uno spazio di accoglienza e condivisione del dolore. Il lutto va spiegato ai bambini e alle bambine con parole semplici e concrete affinché possano comprendere l’irreversibilità della situazione; per quanto sia possibile lasciare lo spazio di chiedere e richiedere cosa sia successo, perché attraverso la ripetizione elaborino il lutto; fare in modo che possano “parlarne” e che il lutto non sia avvolto dal silenzio della sofferenza poiché aiuta ad esprimere emozioni e fragilità.

Il lutto è di per sé un evento difficoltoso da elaborare, e la morte di un figlio è forse la peggiore perdita, innaturale, fuori dal “tempo previsto”: ecco perché è così estremamente importante affidarsi agli operatori e ai supporti significativi esterni per poterlo integrare nella propria esperienza di vita, seppure con sofferenza. Condividere con genitori che purtroppo possono avere una esperienza simile (esistono delle associazioni di genitori dedicate) e poter avere un supporto, anche psicologico, può essere di estrema importanza in un momento così complesso.  

Per approfondire il tema:

La morte in-attesa (2011, C. Ravaldi)
Psicologia clinica perinatale (2018, a cura di R.M. Quartaro e P.Grussu)
Tu non ci sei più e io mi sento giù (2006, A.R. Verardo e Russo)

Dott.ssa Valeria Brazzoduro
Psicologa
Unità di Rho
Alessandra Puzzini
Dott.ssa Alessandra Puzzini
Psicologa
Unità di Niguarda